Questa mossa potrebbe avere un impatto profondo sul comportamento di acquisto e sulle strategie dei commercianti online.

Impatto sui Costi e sul Comportamento dei Consumatori

Il fenomeno del reso a pagamento sta guadagnando terreno in Europa. Circa il 74% dei commercianti ora addebita il reso ai consumatori, con una tariffa media di 3,40 euro. Questo cambiamento è più evidente nel Regno Unito, dove aziende come Zara hanno introdotto una tassa fissa per il reso di prodotti. Anche altri paesi, tra cui l’Italia, stanno seguendo questa tendenza.

Queste nuove politiche sono motivate dai costi significativi che i resi comportano per le aziende. Gestire un reso richiede in media 14 minuti di lavoro manuale, un onere non trascurabile, soprattutto considerando la frequenza e il volume dei resi nell’e-commerce. Digitalizzare e automatizzare il processo ha ridotto questi tempi, ma il costo complessivo rimane elevato e generando un aumento del costo anche per l’energia elettrica utilizzata e di conseguenza un aumento in bolletta luce e gas.

I motivi principali che spingono i consumatori a restituire i prodotti sono legati a problemi di taglia o vestibilità. Inoltre, la pratica del reso gratuito ha spesso incoraggiato acquisti impulsivi o l’acquisto di più varianti di un prodotto per scegliere poi la migliore offerta.
Tuttavia, con l’introduzione di una tariffa di reso, potremmo assistere a un cambiamento nel comportamento di acquisto:

  • Riduzione degli acquisti impulsivi.
  • Minore probabilità di acquistare più varianti dello stesso prodotto.
  • Maggiore attenzione nella scelta del rivenditore online, privilegiando quelli che mantengono il reso gratuito.

Variazioni Globali e Impatto Ambientale

La questione dei resi a pagamento non è limitata all’Europa. Anche negli Stati Uniti, aziende come Amazon e H&M hanno adottato politiche simili. Amazon, ad esempio, ha introdotto una commissione per i resi effettuati attraverso specifici punti di raccolta, mentre i resi in negozio rimangono gratuiti.

In Italia, la situazione varia a seconda del rivenditore. Alcuni, come Zara, offrono resi gratuiti in negozio, mentre per il ritiro a domicilio è prevista una tariffa. Il diritto di recesso del consumatore, tuttavia, rimane garantito e gratuito entro 14 giorni dall’acquisto. Per tutte le informazioni principali sui resi è sempre meglio leggere le condizioni dei fornitori e in alcuni casi prendere contatti con i venditori.

Oltre agli aspetti economici, c’è da considerare l’impatto ambientale dei resi. Le restituzioni generano emissioni significative di CO2 e rifiuti. Circa 27 milioni di tonnellate di CO2 sono prodotte solo per il trasporto dei prodotti restituiti, un impatto paragonabile a un viaggio di andata e ritorno tra Trento e Palermo. Inoltre, nel 2021, i resi negli Stati Uniti hanno generato circa 4.3 milioni di tonnellate di rifiuti. Per ridurre questo impatto, sia i consumatori che i fornitori possono adottare pratiche più sostenibili.

 

Esempi di sostenibilità
Per i consumatori Per i rivenditori
Donazione/rivendita del capo non idoneo Verifica del prodotto reso e non eliminazione di esso a prescindere
Leggere le recensioni per scoprire la vestibilità dei vestiti Politica logistica orientata allo zero spreco

Una Nuova Era per il Reso Online

Il cambiamento delle politiche di reso segna l’inizio di una nuova era nel commercio elettronico. Se da un lato i consumatori dovranno adattarsi a una maggiore consapevolezza nell’atto dell’acquisto, dall’altro, i rivenditori sono chiamati a bilanciare le esigenze economiche con la responsabilità ambientale. La sfida per il futuro sarà trovare un equilibrio che soddisfi sia le esigenze del business che quelle del pianeta.

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